Ci sono forme comunicative che attraversano il tempo e continuano a perdurare fino ai giorni nostri: una di queste è l’incisione, considerata tra le espressioni artistiche più antiche, la quale si è evoluta e modificata, oltre che diffusa nei settori più disparati, arrivando a espandersi persino nell’industria.
Gli stessi materiali su cui la tecnica viene applicata si sono arricchiti e diversificati. Nonostante tutti i mutamenti che l’hanno vista protagonista, dall’antichità fino a oggi, l’incisione resta una formula capace di veicolare messaggi o informazioni di un certo tipo, richiamando un’idea di continuità, inscalfibile persino dalle epoche che scorrono inesorabilmente. La nascita dell’incisione risale addirittura alla Preistoria, realizzata come arte rupestre all’interno delle grotte, e si manifesta oggi mediante la marcatura industriale.
L’incisione nell’arte
Soprattutto nell’ambito dell’arte e dell’artigianato, si è avuta la massima dimostrazione dell’incisione: le sue prime applicazioni riguardavano soprattutto le incisioni rupestri, anche se tra gli esempi più lampanti di questa forma d’espressione ci sono anche i geroglifici dell’Antico Egitto, riprodotti su pietra in luoghi sacri o a carattere funereo.
I segni potevano indicare sia una lettera dell’alfabeto che un intero concetto, mostrandosi sotto l’aspetto di pittogramma, riprodotti mediante la tecnica del rilievo su un supporto di pietra precedentemente levigato, così da lasciare in risalto solo il soggetto rappresentato o le scene principali.
Nell’epoca dei Greci, l’incisione veniva proposta soprattutto su vasi di ceramica, sia per uso religioso che quotidiano, prettamente attuata per scopi decorativi. La lavorazione poteva prendere forma servendosi di oggetti quali martello o scalpello. Entrambe le culture, sia quella greca che quella egizia, avevano l’abitudine di incidere le pietre preziose: emblema di questa operazione decorativa, per esempio, è lo scarabeo. È però con la cosiddetta stampa dell’arte nel Medioevo che l’incisione conosce una diffusione capillare: l’immagine, in questo caso specifico, viene incisa su una matrice lignea, metallica o di pietra, impressa su un supporto cartaceo mediante un procedimento d’inchiostrazione e di successiva stampa.
Tra le prime incisioni riprodotte soprattutto raffigurazioni devozionali, episodi tratti dalla vita di Cristo o dei santi, essendo una tecnica praticata specialmente dai monaci.
La marcatura, incisione ai giorni nostri
Attualmente, benché l’incisione continui a occupare gli spazi dell’arte, la marcatura industriale risulta tra le applicazioni predominanti. Tecnica d’incisione che, oltre ad aver assunto una definizione ben precisa, viene sfruttata principalmente per identificare i prodotti di un’azienda e renderli tracciabili durante gli spostamenti, a garanzia della loro qualità.
A un cambiamento d’applicazione, si è affiancata anche un’evoluzione dei dispositivi e dei sistemi di marcatura industriale, vista l’esigenza di apporre in via reiterata scritte o ornamenti in maniera rapida ed efficiente, requisiti impossibili da soddisfare qualora l’incisione dovesse avvenire manualmente.
Tra le metodologie principali, la marcatura a graffio e la marcatura a micropunti. Nello specifico, la marcatura a graffio si realizza con una punta in carburo o in diamante che penetra nella superficie del materiale su cui si intende realizzare l’incisione. Attraverso l’esecuzione di un profondo solco, sarà possibile formare linee continuative su ogni superficie, personalizzando l’oggetto. È una tipologia di marcatura largamente impiegata nel settore automobilistico e in quello elettronico.
Invece, la marcatura a micropercussione è finalizzata a generare caratteri alfanumerici o disegni sul prodotto, incidendo in successione per l’appunto dei micropunti attraverso la corrente pulsata, la cui frequenza può essere calibrata controllando la velocità di movimento del dispositivo utilizzato. Tale sistema d’incisione è particolarmente indicato per la marcatura permanente di qualunque materiale in svariati ambiti, specialmente se ci sono precise indicazioni da seguire per la realizzazione del segno, quali font, dimensioni e densità.
Differenza tra marcatura e incisione laser
Benché incisione e marcatura a laser appaiano come due sinonimi anche oggi, presentano sostanziali differenze perché fanno riferimento a due processi diversi. Hanno sicuramente in comune la possibilità di imprimere un marchio indelebile su un materiale servendosi di un fascio laser, ma mentre l’incisione lo vaporizza, la marcatura lo scioglie con il calore, dando vita a profondi solchi e alterando la rugosità del materiale. L’incisione laser trasforma gli strati superiori dell’oggetto in questione, attraverso un passaggio diretto dallo stato solido a quello gassoso, dato che colpisce le aree localizzate con un’alta intensità di energia.
Nel caso di quest’ultima tecnica, gli impulsi sono molto più vicini rispetto alla marcatura laser, perché l’energia richiesta è maggiore, e conseguentemente meno veloce. Nei casi in cui bisogna dare priorità alla rapidità, verrà dunque prediletta la marcatura, la quale penetra peraltro più a fondo nel materiale, garantendo la permanenza del risultato.
Considerando i contesti d’applicazione, l’incisione laser è ottimale per tutti quei componenti che rischiano di usurarsi a causa delle condizioni ambientali in cui si troveranno o che saranno sottoposti a trattamenti superficiali post processo di marcatura. Per creare dei solchi nei materiali rimuovendone la superficie come fa l’incisione, oltre ad avere un laser sufficientemente potente, il materiale da marcare deve avere una temperatura di sublimazione adeguata, per cui non sempre è possibile effettuare un’incisione. I settori dove l’incisione è più impiegata sono le lavorazioni artigianali e artistiche, mentre la marcatura ben si confà al settore meccanico. Riassumendo, a fare la differenza tra marcatura e laser è la diversa interazione che queste tecniche hanno con il materiale: l’incisione mette in atto una vera e propria rimozione del materiale, mentre la marcatura lo trasforma.